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Le vicende del movimento rivoluzionario russo di metà Ottocento sembrano uscire da una trama di Dostoevskij, mentre sono state esse stesse di ispirazione alla grande letteratura dell’epoca.
Le ricerche storiche confermano la rilevanza e l’originalità di tale esperienza, e questo testo, suddiviso in tre parti, ne offre uno spaccato significativo, attraverso due saggi e i racconti autobiografici dell’anarchica russa Olimpia Kutuzova Cafiero.
Il primo saggio, “Viaggio nel sottosuolo. Il ruolo delle donne nel movimento rivoluzionario russo (1860-1881)” ricostruisce la storia dell’emancipazione femminile russa nell’esplosivo ventennio che vedrà lo sviluppo del nichilismo e del populismo.
Mentre le femministe liberali, tra le quali spiccano Marja Vasil’evna Trubnikova, Nadežda Vasil’evna Stasova, Anna Pavlovna Filosofova, si occuparono di contrastare l’analfabetismo femminile e di fare pressione sullo zar per ottenere l’accesso all’istruzione superiore per le donne più colte, al contrario le giovani radicali di orientamento nichilista, come la matematica Sof’ja Vasil’evna Kovalevskaja e la futura zaricida Sof’ja Perovskaja, rovesceranno la prospettiva riformista in una rivolta individuale che non risparmierà neppure la famiglia e il matrimonio, definito come fonte di “anni di deludente noia e tirannia domestica”.
La radicalizzazione degli uomini e delle donne, a seguito della repressione feroce dello stato russo, impresse un’accelerazione alle urgenti istanze di giustizia sociale e di liberazione dallo zarismo, che saranno il cuore del populismo nascente.
Anticonformiste e determinate, le populiste russe – tra le quali Vera Zasulič, Olga Ljubatovič, Olimpia Kutuzova Cafiero – divennero rivoluzionarie convinte, capaci di assumersi responsabilità pari a quelle dei propri compagni, sfidando apertamente le proibizioni patriarcali in merito alla presenza femminile nelle avanguardie clandestine – il cosiddetto “sottosuolo” – giungendo infine a coordinare con efficacia l’assassinio dello zar Alessandro II il 1° marzo 1881.
Il secondo saggio “Una populista russa alla stazione di Milano” presenta per la prima volta in Italia il profilo biografico della populista anarchica Olimpia Kutuzova.
Rivoluzionaria bakunista, vivrà in esilio tra Svizzera, Francia e Italia, perseguitata nell’Impero zarista e più volte incarcerata assieme alle sue compagne, con le quali intreccerà relazioni di autentica solidarietà, umana e politica, attraversando le campagne russe nel tentativo di sollevare il popolo.
Parteciperà inoltre alla celebre esperienza della Baronata assieme a Michail Bakunin, del quale sarà complice nel tentativo insurrezionale di Bologna dell’agosto 1874, trasportando dinamite verso l’Italia.
Durante il soggiorno alla Baronata conoscerà Carlo Cafiero che diverrà suo marito.
A lui legherà in seguito gran parte della sua vita, compiendo una disperata evasione dalla Siberia con mezzi di fortuna, per tornare in Italia e salvarlo dal manicomio.
Olimpia Kutuzova Cafiero ha narrato la sua vicenda in due racconti autobiografici, presenti nel testo, corredati da fotografie e riproduzioni dell’epistolario e delle cartoline della rivoluzionaria russa.